Wine is a contemporary story. Il Manifesto del vino contemporaneo parte da Planeta

 

Wine is a contemporary story è una chiave di lettura, anzi, un appello per cogliere il ruolo del vino in un prossimo – per molti versi già attuale – futuro. Il tema del cambiamento, recentemente molto dibattuto in tutta Europa, sposta nuovamente il limite su iniziativa di Alessio Planeta.

Il 16 giugno scorso, infatti, è stato presentato nella tenuta di Planeta Buonivini il “Manifesto di Noto”, un documento collettivo che mira a offrire una visione contemporanea e consapevole del vino, come espressione agricola, culturale e sociale al contempo.

L’occasione è stata il lancio di Costellazioni d’Arte, un progetto che unisce arte contemporanea, paesaggio e identità territoriale che ede la partecipazione di artisti e protagonisti del vino italiano (il progetto si è arricchito quest’anno di una nuova opera di Vanessa Beecroft).

I talk “Contemporary Wineries” e “Contemporary wineries and more” hanno offerto uno spazio di confronto tra produttori, comunicatori e studiosi, esplorando temi cruciali come la biodiversità, le pratiche sostenibili, l’evoluzione dei consumi e il ruolo educativo e culturale delle aziende agricole.

Al centro della riflessione, la convinzione che il vino non possa più essere considerato solo un prodotto di mercato, ma un bene relazionale capace di generare valore, bellezza e consapevolezza. In altre parole, essere espressione della cultura di un popolo.

Chiaro il punto di vista di Alessio Planeta:

Il vino è contemporaneo perché, come l’arte e la cultura, è un’espressione del tempo in cui vive, pur mantenendo un dialogo costante con il passato e proiettandosi nel futuro. 

Prosegue: Il vino attiva relazioni attorno alla tavola, all’interno della filiera, nel dialogo con i consumatori. Il vino è veicolo di cultura, arte, bellezza. Il vino, con il lavoro agricolo, è custode della natura e del paesaggio, contribuendo a sviluppare benessere economico e sociale nei territori. E, nel fare tutto ciò, assume ogni volta contenuti e forme diversi, perché ogni singolo produttore è unico, e ogni singolo vino è irripetibile.

Il Manifesto di Noto articola questa visione in 8 punti chiave, così riassumibili: il vino contemporaneo nasce dalla terra, accoglie la complessità del presente, è aperto e inclusivo, genera economia e cultura, costruisce fiducia, tutela i territori, favorisce la convivialità e si racconta con un linguaggio accessibile.

Noto, terra del barocco siciliano e del Nero d’Avola, è simbolicamente il luogo ideale per affermare nuovi scenari; è un invito rivolto all’intera filiera vitivinicola, appassionati e consumatori compresi, ed essere protagonisti di un cambiamento che, partendo dalla identità e dalla sostenibilità, sia pacificatrice tra le legittime posizioni della Tradizione e quelle di un Futuro caratterizzato dall’Innovazione.

 


Il Manifesto del vino contemporaneo
Noto, 16 giugno 2025

  1. Il vino contemporaneo nasce da un atto agricolo. Riconosce nell’agricoltura un mezzo per creare armonia tra uomo e natura, senza contrapposizione tra i due.
  2. Il vino contemporaneo contiene passato, presente e futuro. È polifonico: rappresenta una pluralità di persone, visioni, territori e ne rispetta la complessità.
  3. Il vino contemporaneo è aperto, inclusivo, responsabile. Accetta l’evoluzione come parte essenziale del proprio esistere. Non teme le contaminazioni, abbraccia la diversità dei consumi e le nuove tecnologie senza averne paura.
  4. Il vino contemporaneo è un sistema che genera economia, lavoro, bellezza, relazioni, cultura. È implicitamente sostenibile: produce benessere economico e sociale per l’ambiente e le comunità di riferimento accrescendone la biodiversità.
  5. Il vino contemporaneo è una collettività di agricoltori, produttori e consumatori basata sulla fiducia.
  6. Il vino contemporaneo riconosce se stesso come bene culturale e patrimonio comune nel rispetto della terra, delle persone e dei luoghi, plasmandone il paesaggio e definendone l’identità.
  7. Il vino contemporaneo crea gioia e felicità. Favorisce le relazioni umane e stimola la convivialità nel piacere della tavola.
  8. Il vino contemporaneo utilizza un linguaggio comprensibile, trasversale e adattivo, che racconta il vino nel suo contesto agricolo e culturale.

Partecipanti

Al talk “Contemporary Wineries”, moderato da Ottavia Casagrande, Roberta Ceretto, presidente e responsabile della comunicazione dell’azienda Ceretto, ha illustrato come la Cappella del Barolo sia diventata un simbolo dell’arte contemporanea nelle Langhe e uno strumento di promozione del territorio. Arturo Pallanti, direttore operation di Castello di Ama, ha paragonato l’artista all’enologo, entrambi interpreti del terroir. Tiziana Frescobaldi, ideatrice e direttrice del progetto “Artisti per Frescobaldi”, ha raccontato di come l’organizzazione permetta di seguire il processo creativo dall’interno. Alessio Planeta, amministratore delegato e responsabile tecnico delle Aziende Agricole Planeta, ha descritto l’uso dell’arte per riscoprire il territorio – dal progetto “Viaggio in Sicilia” al festival Sciaranuova – e rigenerare spazi rurali in collaborazione con la Fondazione Merz. Il professor Nicola Perullo, rettore dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, ha concluso sottolineando la funzione del vino come “opera” comunicativa, frutto di dialogo tra chi produce e chi fruisce, promotrice di identità culturale e innovazione aziendale.

Nel pomeriggio, nel talk “Contemporary wineries and more”, moderato da Giambattista Marchetto, si è parlato invece di evoluzione dei consumi nel mondo beverage con attori diversi. I produttori Arianna Occhipinti, fondatrice dell’omonima azienda agricola, Cecilia Carbone, responsabile dell’azienda agricola Serra Ferdinandea, Niklas Foradori Hofstätter, quinta generazione dell’azienda Hofstätter, Diva Moretti Polegato, export manager di Villa Sandi, Cristina Busi Ferruzzi, Presidente di Sibeg-Coca Cola, si sono confrontati su pratiche agricole come la biodinamica e la diversificazione della produzione all’interno dell’azienda vitivinicola, i vini NO-LO e le nuove bevande ready-to-drink, sulla crisi dei consumi e, soprattutto, sulla funzione che un’azienda agricola può avere oggi nel custodire e valorizzare i territori, preservarne la biodiversità, produre cultura e offrire formazione come strumenti di sviluppo sociale. A latere, Alessandro Regoli, direttore di Winenews, Andrea Farinetti, produttore, Mauro Mattei, specialista fine wines presso Ceretto, Pietro Russo, Master of Wine, Accursio Capraro, chef e titolare del ristorante Radici a Modica, e ancora Nicola Perullo, hanno interagito con i relatori stimolando la discussione su cosa significhi oggi produrre e raccontare il vino contemporaneo.

Al termine della giornata, ispirato dai dialoghi e delle riflessioni tra gli ospiti, è nato il Manifesto di Noto, documento programmatico che dà voce a una visione contemporanea del vino, capace di interpretare le sfide attuali e immaginare un futuro più consapevole per l’intero settore. Il Manifesto è un atto di riflessione e di impegno, che riconosce il vino non solo come prodotto agricolo di eccellenza ma come espressione culturale, bene comune e strumento di relazione tra le persone. Al cuore di questo approccio c’è una nuova idea di contemporaneità: il vino di oggi è il risultato di un dialogo continuo tra passato e futuro, tra conoscenze tradizionali e innovazione tecnologica, tra cura della terra e rispetto dell’ambiente. Non è possibile, infatti, considerare la viticoltura solo come attività produttiva: è una pratica agricola che plasma i paesaggi, crea valore sociale ed economico, promuove la bellezza e contribuisce al benessere delle comunità di riferimento.

In un tempo in cui il mondo del vino è attraversato da cambiamenti profondi — economici, sociali, culturali e ambientali — il gruppo di lavoro ospite nella cantina Buonivini a Noto si è interrogato su come dovrebbe essere il vino contemporaneo: quale ruolo dovrebbe avere nella società? di quali valori si fa portatore? Avrà davanti a sé altri millenni di storia? Il Manifesto di Noto afferma il valore del vino come elemento centrale della nostra cultura, un linguaggio universale capace di unire le persone e definire identità di luoghi e paesi. In un momento in cui i modelli di consumo cambiano e la percezione del vino rischia di essere appiattita da logiche puramente commerciali o ideologiche, il documento vuole riportare l’attenzione sugli aspetti umani e culturali del vino, sulla sua capacità di raccontare territori, storie, visioni. La scelta di Noto come luogo di presentazione del Manifesto non è casuale: città simbolo della bellezza e della cultura siciliana, è il luogo ideale per sottolineare l’intreccio tra vino, territorio e identità nonché luogo d’elezione per la produzione del Nero D’avola.

Info
https://www.planeta.it/news-ed-eventi/news/wine-is-a-contemporary-story-il-manifesto-di-noto

 

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