Il prossimo marzo, Düsseldorf tornerà a ospitare ProWein, appuntamento cardine del mercato tedesco e, sino a ieri, internazionale. L’edizione 2026 reca il motto Cultivate the visionary in you e annuncia spazi completamente ripensati. Gli organizzatori parlano di “formato compatto ed efficiente”, di distanze ridotte del 30 per cento e di una suddivisione per Paese più leggibile. Elementi che, sulla carta, rendono il percorso del visitatore più lineare. Ma il restyle rivela anche altro?
La mappa ufficiale degli spazi, affiancata ai comunicati delle ultime settimane, mostra che la prossima fiera occuperà soltanto i padiglioni da 1 a 7, lasciando fuori un’ampia porzione del quartiere fieristico: i padiglioni dal 8 al 15, storicamente associati ai grandi flussi dell’evento, sembrano non rientrare nel perimetro della manifestazione.
Il comunicato insiste sulla densità e sull’ottimizzazione, e di certo il nuovo layout favorirà la concentrazione e visibilità. Tuttavia, è difficile non notare che il cambiamento avviene in un momento in cui il mercato europeo del vino vive di non poche tensioni e della feroce competizione tra Prowein e Wine Paris, che in pochi anni ha sfruttato tutti i punti deboli della fiera tedesca. In altre parole, la “contrazione” della kermesse di Düsseldorf è un ridimensionamento?
Da una breve e superficiale analisi, per le certezze è ancora prematuro, il riposizionamento dei Paesi confermerebbe la prima sensazione. La Francia, da sempre barometro dell’evento, si ricompatta nel padiglione 4; l’Italia si sposta nel 3, per la prima volta senza dispersioni tra spazi non contigui; la Spagna presidia il 6 con un impianto anch’esso più unitario. La Germania, che gioca in casa, si colloca nel padiglione 1 insieme all’Austria e al vasto universo biologico e biodinamico. E proprio il padiglione 1, trasformato nel fulcro delle produzioni “green”, diventa una sorta di biglietto da visita della nuova ProWein: un’area che unisce mercato interno, sostenibilità e identità regionale.
Accanto ai vini, cresce il comparto dei distillati: ProSpirits prende due padiglioni e si presenta come un polo autonomo, quasi parallelo alla fiera madre. Una scelta che sembra redistribuire pesi e priorità.
Ma davvero ci saranno meno referenze? Forse si, ma non così tante. La ragione è presto spiegata: le aziende meglio rappresentate sul mercato tedesco, come sempre, saranno presenti attraverso i propri importatori. Quello che probabilmente verrà a mancare saranno gli spazi “regionali” o “istituzionali”, dove solitamente comparivano le cantina non distribuite. Se così fosse, Prowein sarebbe in una conversione verso un evento squisitamente business, lasciando le formalità e lo sfarzo ai cugini francesi, che tuttavia ricordiamo essere dei formidabili produttori e che hanno tutto l’interesse a polarizzare in casa le sorti del vino mondiale.
Vantaggi delle minori superfici a Düsseldorf? Sicuramente si: maggiore selezione degli interlocutori e ruolo crescente dei partner distributivi nazionali. E la Germania è e resta il primo mercato europeo per consumi. Un approccio pragmatico, che si adatta bene a una fiera concentrata e attenta agli espositori. Un ulteriore vantaggio potrebbe essere costituito dalla decongestioni dei servizi, negli ultimi tre anni le aziende espositrici si sono infatti scontrate con notevoli disservizi, tra cui difficoltà nei trasporti, scioperi, rete ferroviaria ko e rallentamenti. Düsseldorf non poi collegata così bene per chi viene dall’estero. Chi la visiterà dal 15 al 17 marzo prossimi potrebbe trovare una Düsseldorf irriconoscibile, in senso positivo, più sintetica ed efficace, e dai contorni più nitidi.
Qui il comunicato stampa e info più dettagliate: www.prowein.it





