Fresco verticale, contemporaneo, riconoscibile, aromatico ma non troppo. E’ l’identikt del Catarratto, il vitigno che si prepara a vivere una seconda vita. Dopo gli anni d’oro, con una coltivazione che è arrivata a circa 90 mila ettari, ma una reputazione che non gli ha reso giustizia, oggi il Catarratto punta sulla qualità e sulla valorizzazione del territorio, rappresentandolo al meglio. Un nuovo capitolo che nasce con la firma di Arca – Associazione Regionale del Catarratto – e un progetto – “Il Rinascimento del Catarratto” – accolto e supportato da sei aziende vitivinicole (Castellucci Miano, Feudo Disisa, Bagliesi Vini Bio, Di Bella, Tenute Lombardo, Caruso e Minini).
“Non è un compito semplice, ma noi ci crediamo fortemente. Dal Catarratto possono nascere vini freschi, eleganti, identitari. Vini di grande personalità e sorprendente verticalità. Il nostro compito è creare valore, restituire al Catarratto il prestigio che merita”- ha commentato Sebastiano Di Bella, presidente di ARCA.
“E’ un vitigno arcaico, sopravvissuto a tutto ma allo stesso tempo il più contemporaneo tra vitigni e bisogna valorizzarlo – commenta Veronika Crecelius, giornalista tedesca tra le firme più autorevoli del settore, che da oltre venticinque anni racconta l’Italia del vino, con un legame speciale con la Sicilia. L’associazione Arca – ha continuato la giornalista- sta facendo un grande lavoro di valorizzazione anche dal punto di vista etico. Il Catarratto è contenuto nella gradazione alcolica , e questo è un vantaggio, la sua aromaticità non è esuberante. E’ fine, fresco, sapido . Risponde alle esigenze del consumatore del vino sotto molti profili. E’ un prodotto legato al territorio. Questa è una grande occasione: orabisogna comunicare questo vino” – conclude Veronika Crecelius.
Tonino Guzzo , enologo e pioniere del Catarratto, non ha dubbi: “Il Catarratto quando è curato e compreso, esprime tutto ciò che serve per produzioni di alto profilo: acidità, aroma, tensione, finezza. È iniziato tutto nel 2005 a Valledolmo, con Castellucci Miano. Oggi siamo pronti a ribadirlo con forza.” – ha spiegato Tonino Guzzo.
Resta il vigneto più coltivato in Sicilia- circa 38 mila ettari- ma prima aTrapani rappresentava il 95 per cento dei vitigni e si usava per la distillazione. In passato non si puntava sulla qualità e l’attenzione al vitigno era scarsa. Possiamo affermare senza dubbio che il catarratto è il padre del grillo anzi la madre. Oggi, il rinascimento inizia dalla qualità e dal legame con il territorio”, conclude Tonino Guzzo.
Vini degustati delle aziende che fanno parte del progetto ARCA
- Bagliesi Vini Bio (2024) – Masì: Catarratto nitido, vegetale-fiorito, dal sorso verticale e
salino. - Feudo Disisa (2023) – Lu Bancu: intensità agrumata, freschezza e tensione, con finale minerale.
- Castellucci Miano (2023) – Shiarà: profondità olfattiva, struttura e persistenza, eleganza austera.
- Di Bella (2022) – Esperides: vibrante e floreale, con una finezza gustativa che incanta.
- Tenute Lombardo (2021) – Estì: frutto croccante, linearità e coerenza espressiva.
- Caruso & Minini – Arya: eleganza dinamica, aromaticità raffinata, ottima bevibilità.